Relazoni arrampicata
su roccia.
Biv.
Pellissier
Cresta_Carisey
Torre_Aimonin
M.te_Mars_nord
Torre_Faggio
Campanile_S.Giovannino
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Bivacco
Pellissier m.3.325 (Valtournenche)
Inaugurato nel 1986 e dedicato
alla guida Camillotto Pelissier, ha preso il posto del vecchio biv.
Albertini costruito nel '56.
ASCENSIONI: Il bivacco
serve per la salita della cresta Albertini alla Dent d'Herens m. 4.171.
Percorso
di salita:
da Cervinia si sale con il sentiero accanto alla palestra di roccia.
Imboccare una mulattiera, poi
sentiero che risale la morena che porta alla base dello sperone, h 1,5.
Attaccare la via nei pressi di un conoide nevoso.
Talvolta la spaccatura tra neve e parete è così ampia da rendere assai
difficile l'attacco.
Salire una rampa detritica verso sx (15 metri, 2 spit) che porta ad una
cengia sotto una parete gialla e sporgente (m. 2.700)
Risalire il cengione che porta alla cresta sotto la targa commemorativa,
attraversare a sx arrampicando su un diedro con tratti di
IV+ fino al punto di sosta (3 ch. + spit).
Risalire in arrampicata la spalla fino ad un intaglio che interrompe la
cresta.
Affrontare una parete di 40
metri circa (IV, alcuni chiodi) poi piegare a sx verso uno spigolo,
fino al punto di sosta (2 spit + catena).
Continuare lungo il filo della
cresta fino allo zoccolo di una torre che si evita verso dx per una
facile cengia,
che porta nuovamente alla cresta.
Riprendere il suo filo con
facile e divertente arrampicata fino ad arrivare ad un punto di sosta
(spit + chiodo).
Salire un muretto
strapiombante (III+ chiodo) ed uscire su una cengia in vista del
bivacco.
Percorrerla fino ad arrivare
alla base di un diedro di 20 metri (versante Cherillon).
Risalirlo e uscire in cresta,
che in breve porta al bivacco. 5-6 ore dall'attacco.
Discesa: lungo l’itinerario di
salita. Soste (chiodi e spit) attrezzate con cordoni, moschettoni e
maillon di calata,
portare qualche cordino nel caso fossero deteriorate.
Relazione: Alberto
Panseri - Fotografie: Mauro Prella
Cresta
Carisey al rif. Coda m.2.280
Difficoltà: AD- Sufficiente corda da 25-30 metri
Una classica nelle prealpi biellesi.
Dal colle Sella (subito dietro al rifugio) percorrendo pochi metri a
destra si trova l'attacco. Salire la cresta per circa 80 metri II,
giungendo su un dente che si scende dall'opposto versante per un camino
III (possibile calata). Seguire la cresta fino ad una fessura
ascendente a sinistra che si sale in Dulfer III poi per facili placche
alla punta Amici (m 2230). Seguire un tratto di sentiero, poi la cresta
torna ad essere affilata ed esposta, continuare con alcuni saliscendi
II e III- fino ad un punto di sosta che si affaccia su di un salto
verticale che si può scendere anche in doppia: passo
dell'inginocchiatoio. Ora la cresta
diventa erbosa e porta alla base di una paretina che si sale con
passaggi di III per arrivare a rocce più
semplici lungo le quali si raggiunge la base del DADO, alto una decina
di metri. Si può salire lo spigolo protetto da spit III+, oppure la
fessura più a sinistra V- priva di protezioni (m 2450 ore 2,30
dall’attacco).
Oltre il
Dado la cresta prosegue ancora fino ad un colletto dove passa l'Alta
via delle Alpi biellesi. Da qui si può scendere a sin. su corde fisse
verso il rif. Coda oppure salire ancora verso la cima del Mars (ore 1
dal dado).
Fotografie Mauro Prella
- Alberto Panseri
Torre di
Aimonin - via Pesce d'Aprile V+/A0 (D+)
La Valle dell'Orco recentemente è stata ripercorsa dal
movimento Trad. Lo stile di arrampicata tradizionale, cioè quello che
si ispira al Free climbing californiano. Negli anni 70 questa valle ha
fatto la storia dell'arrampicata libera. La maggior parte delle pareti
sono state mantenute con scarsa chiodatura, usando gli spit solo per le
soste. Utili qualche friend e qualche nut.
Giunti a Noasca
si può lasciare l'auto oltre il torrente, appena dopo il ponte c'è un
parcheggio. Dietro alla chiesa, in direzione della cascata, sale il
ripido sentiero. Dopo 10
minuti, al bivio per il rif. Noaschetta, andare a destra. In breve si
raggiunge la base della parete.
Il
primo tiro inizia su un facile risalto, si attraversa a destra (chiodo)
non fermarsi a sostare ma proseguire sul diedro (IV+) non salirlo
interamente,
scavalcare
verso destra: appena dietro lo spigolo c'è la sosta. Attraversare
a destra leggermente in discesa, per una quindicina di metri. Salire su
fessura-camino incastrandosi (IV), sosta sulla cengia. Terzo tiro (V)
da proteggere con friends molto piccoli e nuts: raggiungere a destra la
fessura della
"lastrina", da salire in dulfer. Sosta sulla lunga cengia.
Il quarto è il tiro chiave sul diedro (V+ / 5c)(A0). Salire una piccola
rampa per
raggiungere la difficile fessura. Nonostante ci siano 2
chiodi, qui friends e nuts servono davvero. All'altezza di una piantina
attraversare un paio di metri a sx per sostare.
Il
quinto tiro passa su blocchi strapiombanti (V). Iniziare su
fessura e aggirare il gradino strapiombante. Poi, con sempre buoni
appigli, uscire sullo spigolo verso destra. Non fermarsi alla sosta,
appartiene ad un'altra via. Proseguire ancora per qualche metro in
alto, verso
una pianta oltre la quale c'è la sosta.
Ora ci si infila
nella fessura in corrispondenza di un alberello secco. L'ultimo tiro
non è da sottovalutare. Anche qui troviamo una sottile fessura da
proteggere. Poi per risaltini discontinui e con qualche ciuffo
d'erba si arriva alla sosta finale su albero.
Salendo ancora,
tenendosi verso sinistra, si raggiungono le soste per le calate sul
versante dello Spigolo. Se si preferisce scendere a piedi, salire
ancora qualche metro, poi andare verso destra per raggiungere una
lunga rampa discendente. Fare attenzione ai passaggi esposti.
Attenzione anche ai
rovi.
L'abbiamo
salita il Primo Aprile 2012.
Fotografie: Mauro Prella, Alberto Panseri.